Alla parola documentario pensiamo tutti a un film di National Geographic con i leoni nella savana o i filmati di repertorio della Seconda Guerra Mondiale: queste sono due note tipologie di film documentario ma ne esistono molte altre. E che dire delle docuserie tv? Su Netflix ce ne sono di ottime e, stai certo, non ce n’è una uguale all’altra. Conoscere il documentario è importante per un filmmaker perché, molto spesso, è l’altro format cinematografico con cui ci si cimenta agli esordi insieme al cortometraggio. Pronto, quindi, a iniziare questo breve viaggio alla scoperta del docufilm? Continua a leggere.
Per una definizione di documentario
Potremmo semplificare dicendo che il documentario è un film che, evitando ricostruzioni di finzione, racconta una storia realmente accaduta: probabilmente, è questa la definizione che trovi se cerchi sul dizionario. Come vedremo dopo, esistono numerose tipologie di doc ma di certo ciò che tutte hanno in comune è il concetto di realtà: un documentario può senz’altro avere inserti di fiction e momenti lirici ma, di base, deve essere composto da materiali d’archivio, interviste, immagini girate dal vero. L’abilità del documentarista sta nel ricreare una narrazione su fatti scollegati tra di loro, infondere la sua visione autoriale alla storia e trovare un’idea che unisca i pezzi.
I primi film del cinema, di fatto, erano dei documentari - pensiamo a L’arrivo del treno alla stazione de La Ciotat (1896) dei fratelli Lumiere - proprio perché, laddove non esistevano ancora tecniche di invenzione narrativa applicate al cinema, era più semplice riprendere la realtà. La maggior parte dei film antecedenti al 1900, quindi, sono racconti d’attualità che oggi metteremmo sotto la categoria di documentario. Tuttavia, il papà di tutti i documentari è considerato il film L’Accademia di cavalleria di Saumur (1897), della durata di 20 minuti circa. Il termine “documentario” però viene introdotto per la prima volta nel febbraio del 1926 dall’inglese John Grierson in un articolo sul quotidiano New York Sun nel descrivere il film L'ultimo Eden (Moana in lingua originale), dal regista americano Robert Flaherty, girato nell'isola di Savai'i, nell'arcipelago delle Samoa, e dedicato alla vita quotidiana delle popolazioni locali. Nel volere dare una definizione, Grierson considera requisito fondamentale al documentario la rielaborazione della realtà, il girare sul posto, la presenza della popolazione locale.
Quanti tipi di documentario esistono?
Se definiamo documentario tutto ciò che non è fiction, possiamo applicare questo format a svariati i generi del cinema. Volendo fare una classificazione, però, le macro-categorie sono più o meno queste:
- documentario naturalistico, che abbiamo visto essere forse il più noto al grande pubblico. Un film sulla natura, dedicato a territori, animali, piante, fenomeni naturali (vulcani, maree, etc). Qualche volta il documentario naturalistico si fonde con quello di viaggio o con quello etnografico, quando racconta usi e costumi delle popolazioni che vivono un territorio. Il lavoro del documentarista naturale ha delle peculiarità che sono tipiche di questa professione: conoscenza dell’ambiente, pazienza, abilità negli spostamenti e negli appostamenti. Ovviamente, requisito abbastanza fondamentale è avere una super-attrezzatura per girare immagini spettacolari.
- documentario di inchiesta, ossia quello che si vede in tv in programmi di approfondimento giornalistico. Può essere dedicato a temi di politica, attualità, storia, criminalità, sociologia, economica: l’obiettivo di questi film è indagare la realtà per arrivare alla comprensione di certi fenomeni o denunciarne le aberrazioni. Solitamente, il documentarista d’inchiesta è un giornalista o collabora con un giornalista.
- documentario storico o biografico, l’approfondimento su un accadimento o su un personaggio realmente vissuto. Sono documentari storici anche quelli che raccontano eventi epocali, come la caduta del Muro di Berlino o la marcia di Selma. Nel caso del docufilm biografico, generalmente ci si concentra su un lato del personaggio poco noto o su un fatto importante della sua vita.
Girare un documentario: da dove si inizia?
Certamente, dalla ricerca. Ovviamente la tipologia, il metodo e l’entità di questa dipende dal genere di soggetto che vuoi trattare: se stai pensando di realizzare un documentario storico, dovrai certamente trascorrere molto tempo in biblioteche e archivi; se hai in mente un progetto naturalistico, preparati a viaggiare per imparare tutto quello che c’è da sapere sui boschi e le lagune che vuoi documentare; se il tuo doc ha molte interviste, impara a conoscere i tuoi personaggi. Inoltre ricorda che il documentario vive anche di filmati di repertorio: non solo ti sollevano dal riprendere tutto di tua mano, ma in qualche caso sono fondamentali per rendere il tuo film ricco e accurato; dovrai pertanto capire quali permessi ti servono per richiederli, visionarli e inserirli nel tuo film.
A questo punto, si pensa alla storia. Scrivere un documentario non è come scrivere un film di fiction: si mette giù l’idea, a cui segue una scaletta o una struttura dei contenuti; qualcuno realizza uno storyboard, ma l’importante è che lo script contenga già tutti gli elementi per indicarti quali riprese svolgere, con chi parlare, quante interviste servono, quanto repertorio. In generale è sconsigliato iniziare a girare e dopo fare questo lavoro di scalettatura: il rischio è di avere ore e ore di riprese inutili e un sacco di buchi di trama da riempire.
Certamente in un documentario bisogna essere pronti ad abbandonare la scaletta o a riscriverla quando serve: succede spesso, infatti, che strada facendo si trovi nuovo materiale, nuovi spunti, che un personaggio ci dia l’idea per una sezione nuova, che una parte sia più efficace in entrata del film che in chiusura. Niente di grave: una volta che si ha il canovaccio, si può cancellare e riscrivere.
Sulla produzione ci sarebbero molte cose da dire – e sicuramente lo faremo, nei prossimi articoli – ma intanto due consigli:
- certe volte è meglio una piccola troupe. Ricorda che un documentario non si gira su un set cinematografico allestito ad hoc (o, di certo, questo non avviene mai nei piccoli/medi budget) ma su strade, case, luoghi in cui si svolge anche la vita quotidiana: meglio non invadere gli spazi altrui con una crew troppo ingombrante. Inoltre rifletti se, per l’esigenza di realtà e naturalezza, non è meglio scomparire ed essere una presenza silenziosa che filma.
- fai molte riprese, non aspettare per forza l’immagine perfetta. Filma anche quello che lì per lì non ti sembra utile: se avrai interviste lunghe ti serviranno immagini di copertura e queste riprese saranno utilissime. Sempre a proposito di interviste, non avere paura di fare più ciak: non c’è cosa peggiore di avere un bel personaggio, che dice una bella cosa… ma la dice male!
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